Antichi mestieri che rischiano di scomparire: il calzolaio
Questa storia può iniziare con “C’era una volta il calzolaio”. Eppure, stando a queste stupende foto che ci ha concesso il nostro amico Mauro, la speranza del recupero di un mestiere così nobile sembra fiorire nei nostri cuori. Perlomeno come passione, come hobby, con un occhio rivolto al passato, per il recupero di un mestiere antico, soffocato dal consumismo e dall’usa e getta, con l’altro proiettato al futuro, a cercare spazio per l’ingegno, la creatività. Rifugio per l’arte del fare, del creare un prodotto che si possa personalizzare e rendere duraturo nel tempo, che si possa riparare. Quella spinta creativa e quella manualità che dà vita dignitosa alle cose.
Fino al secolo scorso, non c’era paese, borgo, cittadina che non aveva una o più botteghe di calzolaio detto anche ciabattino, o in forma dialettale “scarpàru”, “sasabattèri”, “calègher o tiraspaghi”, “calsolèr” ecc. Il calzolaio riparava ma faceva anche scarpe su misura ed erano pezzi unici, di grande pregio.
Bastava una stanzetta, purchè illuminata. Lo trovavi su una sedia bassa, impagliata, con un grembiulone di pelle, chino sul suo lavoro con le mani che andavano sapienti a tirare spaghi, forare il cuoio, passare la cera, cucire e inchiodare; spesso i chiodini stretti tra le labbra e un occhialino sul naso e quando alzava gli occhi sopra le lenti continuava a far andare le mani con la maestria di chi il mestiere lo sa fare e accarezza amorevolmente la sua creatura. Davanti a lui, (Zu Vicenzu) un tavolo pieno di ogni cosa: chiodi, colla, cera, forbici, lèsina, raspa, spago, trincetto, pelle, cuoio ecc. e una specie di spazzola dura con dei chiodi che usava per raschiare il cuoio per le suole, per consentire a queste una maggiore aderenza.
Immancabile la forma in legno, più avanti di metallo, per dare alla scarpa la giusta sagoma. Alcune di queste forme erano dritte, mentre quelle curve erano per la scarpa destra e quella sinistra. Se faceva le scarpe su misura, per piedi “importantiI o “difficili”, il calzolaio iniziava prendendo la misura del piede con una staffa particolare, poi, per le altre misure, continuava col metro.
Il mestiere del calzolaio, però, non era molto valutato. Oggi il mestiere può continuare nelle aziende, dove si lavora con macchine industrali. Frequentando corsi di formazione appositi, si può aspirare a mettersi in proprio e sviluppare il proprio lato artigianale, creativo. Lo Stile Italiano è molto apprezzato, soprattutto all’estero, tra le Star, ed è un’opportunità da prendere in considerazione. A Novara, città celebre per la tradizione centenaria di questo mestiere, esiste anche una Università dei calzolai.
Storia delle calzature
Le scarpe erano in uso già in periodo preistorico. Un paio di scarpe è stato ritrovato intorno al 9000 a.C. negli Stati Uniti. Nell’antichità esistevano i sandali. Nel deserto, si usavano gli antenati dei nostri infradito, con suole molto larghe, per non affondare nella sabbia. Nel mondo degli Antichi Romani, spiccavano proprio i sandali. Nel medioevo, invece, si camminava con gli zoccoli di legno, i più poveri dovevano accontentarsi di una semplice stoffa avvolta intorno al piede.
Il primo paio di scarpe, simili alle nostre, apparve in Inghilterra e in Francia nel XIV secolo con una punta molto lunga che variava a seconda della nobiltà. Con Carlo VIII di Valois, Re di Francia, nel XV secolo, la punta venne mozzata. E le scarpe presero i nomi a seconda della forma: “a piede d’orso” o “a becco d’anatra”. Nei secoli successivi spuntarono le pianelle, delle pantofole fornite di una zeppa di sughero. E con l’avvento di Re Sole, che era basso di statura, nacque la moda dei tacchi alti, sia per donne che per uomini. Nel XVIII secolo a Venezia nacque il “pattìno”, che copriva la scarpa e la proteggeva dall’acqua e dal fango.
Le scarpe odierne, fatta esclusione per quelle realizzate da coraggiosi artigiani, quelli che sopravvivono e creano, sono il frutto dell’industrializzazione del XIX secolo e sono fabbricate in serie, cambiando continuamente con il cambiare della moda. Scomparso il tacco per gli uomini?