Musica e folklore siciliano: un mix di culture e tradizioni che attraversa i secoli
La Musica Popolare Siciliana ha radici che si formarono nel tempo con l’avvicendarsi di più culture e civiltà. Nei secoli delle dominazioni, le varie tradizioni musicali si intrecciarono e si fusero, lasciando tracce di ciascuna di esse e creando armonie nell’insieme. Per questo è difficile risalire alle sue origini.
Partendo dai greci e dalla musica ellenica, non a caso uno dei principali strumenti dell’Isola, è il ‘mariòlu’, marranzanu o ngannalarruni (lo scacciapensieri). Sembra rassomigliare particolarmente alla lyra, strumento importato dai Greci, che troviamo non solo in Sicilia, ma anche in Calabria e Sardegna.
Altro strumento tipico della musica folcloristica di Sicilia è il friscaletto o zufolo; pare abbia origini antiche di tipo pastorale. Poi c’è la zampogna oltre al tamburello.
Anche la quartara fa parte degli strumenti di musica folclorica di Sicilia. Questa era originariamente un’oncia in terracotta che veniva utilizzata per la conservazione e il trasporto di acqua e vino e che viene utilizzata ancora oggi solo come strumento a fiato. Più tardi si è inserito l’organetto, piccola fisarmonica che ebbe subito grande successo conquistando i cuori per la musica soave e preziosa che animava e ancora anima e accende le compagnie trasformando una serata comune in una vera e propria ”festa” con canti e balli.
In generale, è possibile affermare che il canto popolare siciliano sia nato dalla tradizione orale. I canti venivano tramandati da villaggio a villaggio, da paese a paese e assumevano di volta in volta un aspetto differente, dando vita a numerose varianti.
Una prima tipologia musicale legata alla tradizione siciliana è costituita dai canti di lavoro. Essi venivano eseguiti durante i lavori quotidiani per coordinare al meglio i vari gruppi. Alcuni antichi mestieri, come ad esempio la battitura del frumento, producevano rumore e ciò serviva a creare la base per il ritmo. Infine, i canti di dolore venivano effettuati senza musica e si riferivano al dolore dei condannati a morte.
Nel Novecento siciliano si formarono diversi gruppi musicali, i primi di musica folclorica in Italia. Primi fra tutti il gruppo dei “Canterini Etnei” di Catania, nato nel 1929, seguirono a ruota il Coro delle Egadi nel 1935 ed è stato istituito un festival folclorico a Trapani.
Nello stesso anno nacquero i “Canterini Peloritani” di Messina. Rappresentanti di grande spessore della musica folclorica siciliana, sono stati Rosa Balistreri, Orazio Strano e Ciccio Busacca; più recenti Matilde Politi, Alfio Antico, Etta Scollo e Rita Botto, e il cantastorie Franco Trincale, con le sue opere di ‘giornalismo cantato’. Tra i gruppi musicali più recenti, è doveroso menzionare i “Malanova“, “il gruppo folkloristico Sicilia Bedda” e il gruppo “Amastra”
Il Taratatà, voce onomatopeica che ricorda il suono emesso dal tamburo, è una delle danze siciliane più antiche al mondo. Le origini di questa danza sono imprecisate, ma molti studiosi hanno sottolineato l’ipotesi che il Tataratà fosse legato alla danza dei Mori (musulmani) e dei Cristiani e alla loro pacifica convivenza. Ciò che è certo è che oggi questa danza viene eseguita da uomini armati con delle spade e corone di fiori sulla testa. Oggi sono numerosi i gruppi folcloristici che si impegnano a mantenere in vita questa tradizione unica nel suo genere.