Oggi Peppino Impastato avrebbe compiuto 73 anni: la storia di una vita contro la mafia
Peppino Impastato, nato a Cinisi il 5 gennaio 1948, oggi avrebbe compiuto 73 anni. Giornalista, attivista e poeta. Ragazzo pulito, integerrimo, cresciuto in un ambiente e in una famiglia che faceva a pugni con il suo ideale di legalità, trasparenza e onestà. Non poteva, non voleva tacere e soggiacere. Lui urlava con tutti i mezzi che aveva e che poteva usare; non aveva paura. ma lo sapeva che le sue urla arrivavano e disturbavano. Le sue denunce contro le attività di cosa nostra furono così forti e intense, da portare al suo assassinio, il 9 maggio 1978.
Era nato e cresciuto in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi, infatti, era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi ed il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella. Peppino non poteva accettare questa realtà e decise di ribellarsi e di spezzare questa catena di violenza protestando fermamente contro la mafia. Il padre lo cacciò di casa, e lui si dedicò anima e corpo ad un’attività politico-culturale anti-mafiosa. Nel 1965 fondò il giornalino “L’idea socialista” e aderì al PSIUP.
Dal 1968 in poi, partecipò, con ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti mettendosi a capo delle lotte dei contadini espropriati delle loro terre, destinate alla costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi.
Nel 1976 fondò il gruppo culturale Musica e cultura e anche Radio Aut, una radio libera autofinanziata, che fu il suo megafono dal quale urlò e denunciò i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il suo disprezzo e condanna era rivolto soprattutto al capomafia Gaetano Badalamenti che Peppino, nel corso della trasmissione satirica “Onda pazza“, chiamò “Tano seduto“. Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma la cosa era troppo forte e indigesta per la malavita locale e, nella notte tra l’8 e il 9 maggio, proprio durante la campagna elettorale, venne assassinato.
La beffa è stata quella di far passare per suicidio un’azione becera e crudele. Una morte brutale. Quello stesso giorno venne ritrovato il cadavere del presidente della DC Aldo Moro e la sua morte passò quasi in secondo piano. Ma quando si tennero le elezioni, i cittadini di Cinisi votarono lo stesso il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale. Una beffa per la mafia, un urlo per la giustizia, un monito per chi voleva far passare per suicidio un omicidio così tremendo.
“E’ solo un mafioso, uno dei tanti, è nostro padre, mio padre, la mia famiglia, il mio paese… ma io voglio fottermene io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda, io voglio urlare!”.
(Da “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, il capolavoro che racconta la lotta di Peppino Impastato contro la mafia).
Casa Memoria in questo periodo, segnato dalla pandemia da covid 19, è chiusa per rispettare l’ultimo dpcm, ma le attività di chi si impegna in nome di Peppino non si sono mai interrotte. “Questo momento di incontro è un’occasione per ritrovarsi, condividere, far crescere lo spirito comunitario e mettere al centro le idee di Peppino, fondate sulla lotta alla mafia, l’antifascismo, la giustizia sociale, la libertà”, conclude l’associazione.
Dalle ore 17.00 di oggi, sarà realizzato un collegamento in [09:13, 5/1/2021] Giuseppe: sulla pagina facebook dell’associazione Casa memoria Felicia e Peppino Impastato.
L’incontro è promosso dall’ass.ne Casa memoria Felicia e Peppino Impastato, associazione Peppino Impastato, Centro Impastato – No mafia Memorial, Mama Dunia, Navarra Editore, Radio 100 Passi.
Interverranno: Ada Assirelli, Carlo Bommarito, Antonio Fanelli, Giovanni Impastato, Luisa Impastato, Claudia Pinelli, Umberto Santino, Mimma Scigliano. Modera Evelin Costa.