Dialetto Siciliano

Dalla sorgente alla saggezza: i proverbi siciliani sull’acqua

Quanti proverbi siciliani conoscete che parlano di acqua? L’acqua non è solo una risorsa vitale; è anche un elemento profondamente radicato nella cultura dell’isola. In questo articolo analizzeremo insieme come i proverbi siciliani utilizzano l’acqua per trasmettere saggezza e insegnamenti, offrendo uno sguardo affascinante sulla cultura e le tradizioni dell’isola.

I proverbi in genere, quelli siciliani in particolare, sono un condensato di esperienza. In essi c’è l’ironia, la verità e la metafora; spesso si accompagnano con “Parlu cu tia soggira pi sentimi tu nora”. Il proverbio in dialetto non delude mai le intenzioni di chi lo pronuncia, è sempre adeguato al contesto. E’ come un pennello, lascia tracce, racconta ed evidenzia, dice e sottace, interpreta e lascia in sospeso.

Proverbi siciliani che contengono la parola acqua

Moltissimi sono i proverbi siciliani che hanno l’acqua come protagonista. Questo bene, tanto discusso e sofferente in questa terra, anima e regala sfumature e diverse tonalità a molti proverbi. Questi, imprescindibilmente sintetici, sagaci, talvolta misteriosi, dipingono immagini, descrivono situazioni, elargiscono consigli ed esprimono giudizi. Sono spesso difficili da tradurre.

  • Acqua davanti e ventu d’arreri: il suo significato è abbastanza eloquente. Si dice di qualcuno con cui non si vuole più avere a che fare. Nasce verosimilmente nel mondo agricolo quando si salutava qualcuno in campo aperto e ci si augurava che raggiungesse al più presto la sua destinazione. Anche in presenza di brutto tempo, magari con l’aiuto del vento alle spalle. Questo proverbio oggi però sottolinea la volontà di allontanare da sè, senza scendere in discussioni, chi si è frequentato per molto tempo. E che non si desidera più vederselo intorno.
  • “L’acqua mi vagna e ‘u vento m’asciuca” oppure Unni mi chiovi, mi sciddica o Unni mi vagna, mi sciddica“: il loro significato è identico. Molto conosciuto e usato ancora oggi per sottolinare l’atteggiamento di chi riesce a farsi scivolare di dosso le critiche. Di chi cerca di superare momenti negativi senza farsi sopraffare.
  • “Acqua, cunsìgghi e sali a ccu’ non addumànna non ci ‘nn’ha a’ddari”: suggerisce di non elargire a piene mani consigli a chi non li richiede. Perchè Acqua, consigli e sale, se non richiesti, non li devi dare. Ci insegna a limitare i nostri slanci che potrebbero addirittura non essere graditi. Se nessuno ha bisogno di consigli è sempre meglio mantenersi distaccati, da parte con discrezione
  • “L’acqua va unni pò sciddicari”: sta ad indicare una sorta di fatalismo. Le cose vanno come devono andare così come l’acqua va dove può scivolare, seguendo un percorso dove trova meno resistenza.
  • “Acqua passata nun macina cchiù”: vuol dire che l’acqua che è già scivolata giù non può apportare energia alla ruota del mulino. Quindi non macina più. Invita a non insistere, a non soffermarsi su ciò che è stato. A pensare all’oggi e magari, meglio, al domani. A non rivangare cose e fatti non risolti; quel che è fatto è fatto. Riprendere la discussione non porterà probabilmente a nuove soluzioni.
  • “Acqua ca duna a du’ funtani, una d’i dui è cunnannàta a siccàri“: per dire di non chiedere troppo a noi stessi. Di non suddividere i nostri sforzi in più direzioni. Meglio dedicarsi a una cosa alla volta. Se si cerca di rifornire con la stessa acqua due fontane, una delle due è condannata a seccare.
  • Acqua ca duna a tanti vaddùni a mari ‘un ci n’arriva: anche questo è un invito a non dedicarci a più cose. Alla fine diamo poco a ciascuna di esse e non ne concludiamo alcuna. Come L’acqua che si divide in tanti torrenti non arriva al mare.
  • “Tantu va a quartara all’acqua ca si rumpi o si ciacca”: qui la brocca simboleggia, oltre all’oggetto per approvvigionarsi dell’acqua, anche, simbolicamente, l’uomo. Dai e dai, a furia di insistere può farsi male. Saggezza popolare per dire che ogni cosa ha un limite.

I proverbi tutti, i nostri in particolare, nel dialetto siciliano che assurge a lingua vera e propria, sono un patrimonio culturale di grandissimo valore. Riflettono la saggezza, l’esperienza, la vita vissuta. Non hanno uguali, spesso sono intraducibili. Ogni singolo sintagma ha delle sfumature che non si possono sostituire. Si possono al massimo spiegare girandoci intorno ma non danno lo stesso effetto “cromatico” e immediato.  

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